L'alimentazione sostenibile

Perché si dovrebbe mangiare meno carne?

L'inquinamento

Premettendo che tutto quello che mangiamo incide sull'ambiente ma le diete a base di carne rappresentano una delle principali fonti di gas serra. Basti pensare che le attività agricole costituiscono il 24% di tutte le emissioni di gas serra ogni anno e l'80% di esso è dovuto alle attività zootecniche, che possiamo chiamare semplicemente allevamenti. Foto di campi Questo significa che le emissioni legate all'alimentazione dipendono dalla nostra scelta personale di mangiare o meno carne. Ciò che viene sottovalutato è che tutti gli esseri umani possono fare qualcosa: in primis cambiare le proprie abitudini alimentari, non necessariamente diventando vegetariani o vegani ma limitando al minimo il consumo di carne, al fine di notare un miglioramento climatico.

Prendiamo in considerazione ulteriori dati, per quanto riguarda le emissioni del settore agricolo: il 9% è costituito dal monossido di carbonio, tra il 35% e il 45% dal metano, e tra il 45% e il 55% dall'ossido nitroso. Quest'ultime sono due emissioni pericolosissime.
La domanda sorge spontanea: cosa ha a che fare il metano con gli allevamenti? Il metano viene prodotto dai ruminanti (come bovini e ovini) come effetto dei propri processi digestivi e viene rilasciato in atmosfera o con l'emissione derivante dal loro letame in decomposizione. Inoltre quest'ultimo, essendo in quantità molto elevate, contamina anche le nostre falde acquifere.
Anche il protossido di azoto è un prodotto che viene generato dalla decomposizione del letame dei ruminanti, ma viene introdotto in atmosfera in quantità superiore a causa della produzione e dell'applicazione di fertilizzanti azotati, con la conseguenza del danneggiamento di un terreno colmo di carbonio, appena disboscato per creare spazio ad uso agricolo.

Foto di agnelli

Secondo la FAO, gli allevamenti corrispondono al 26% di tutte le terre emerse, al 70% di tutti i terreni agricoli presenti nel mondo e il 30% della superficie del pianeta. Ed è ancora in corso il processo di deforestazione per ottenere nuovi spazi da destinare agli allevamenti e terreni per mangimi.
Ma la colpa non è degli allevamenti, dei macelli, e così via. Tutto questo dipende dalla domanda del bene, che è cresciuta moltissimo negli anni, come anche la popolazione globale. Dal 1971 al 2010, la produzione di carne mondiale è triplicata raggiungendo una cifra di circa 670 miliardi di euro.

La Carbon Footprint è il parametro che permettere di stimare le emissioni di gas serra che derivano dall'azione antropica; secondo un'analisi di essa, gli alimenti più dannosi per l'ambiente sono:


La lista procede poi con: carne di maiale, salmone d'allevamento, tacchino, pollo, tonno in scatola, uova, patate, riso, burro di arachidi, noci, broccoli, tofu, fagioli secchi, latte e lenticchie. È una lista che include tutte le fasi della vita di un alimento, trasporti inclusi. Secondo questa analisi ogni kg di cibo consumato produce circa 84.5 kg di CO2 nel caso della carne di agnello, 58.6 kg nel caso del manzo e 29.7 per il formaggio. I broccoli circa 1.9 kg di CO2 e le lenticchie solo 0.89 kg. Per quanto riguarda le fonti vegetali, la maggior parte delle emissioni nocive sono correlate principalmente al trasporto, alla cottura e allo smaltimento di rifiuti.